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I FATTI:

A maggio 2015 Ikea ha deciso di disdettare unilateralmente il

Contratto Integrativo Aziendale (d’ora in poi CIA).

Il CIA regola alcuni aspetti fondamentali delle voci di busta paga, che vanno ad incidere significativamente

sulla somma della retribuzione mensile.

Precisamente, i punti del CIA che l’azienda vorrebbe rivedere completamente, in chiave palesemente peggiorativa, sono:

 

  • Riduzione significativa delle maggiorazioni domenicali (si noti che ogni dipendente è tenuto a lavorare un minimo di 39 domeniche annue).

 

  • Riduzione drastica delle maggiorazioni delle giornate di lavoro festive.

 

  • Cancellazione in toto dell’importo versato alla voce Premio Aziendale (circa 60 euro netti, che sono parte del salario fisso e non incidono solo sulla retribuzione mensile, ma  anche sui contributi versati ed il  TFR).

 

  • Revisione totale del meccanismo di attribuzione del  premio di partecipazione, che verrebbe riformulato su obiettivi variabili e decisi a livello globale, quindi non più calcolati sull’andamento della realtà locale.

 

  • Introduzione di un nuovo sistema di turnazione oraria (T.I.M.E.), che prevede massima flessibilità, senza alcun incentivo, di cui non si conosce ancora il meccanismo ed il tipo di applicazione effettiva.

 

 

Mercoledì 29 luglio, il tavolo della trattativa tra Azienda e Sindacati è saltato, in quanto è emersa una indisponibilità da parte dell’azienda stessa a rivedere o ritoccare parte delle sue proposte (guarda caso quelle più sensibili in termini di salario), a fronte delle richieste delle migliaia di lavoratori dipendenti rappresentati dai Sindacati Confederali. 

 

I MOTIVI DELLO SCIOPERO:

 

-  in assenza di queste integrazioni aziendali, gli stipendi dei lavoratori diminuirebbero sostanzialmente, fino a scendere ad una soglia retributiva ai limiti della dignità, se non della povertà relativa.

 

-  viene chiesta la possibilità di negoziare o rivedere tutte le proposte dell’azienda, allo scopo di salvaguardare il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori, e mantenere un rapporto dignitoso tra tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia e alla vita privata di ciascun lavoratore.

 

-  Ikea non è un’azienda in crisi, sembra pretestuoso che vengano toccati i salari dei lavoratori a causa di investimenti sbagliati o in prospettiva di futuri sviluppi sul territorio, dal momento che sono previste nuove aperture.

 

 

In sostanza sembrerebbe che Ikea voglia far ricadere sulle spalle dei suoi dipendenti il costo del suo futuro sviluppo sul territorio nazionale.

Tutto questo si presenta  più come una volontà di imporre un nuovo rapporto di forze tra azienda e lavoratori, volto a renderli ancor più manipolabili, a discapito della qualità della vita.

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