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IKEA ancora in sciopero: intervista ad una lavoratrice di Carugate


Nei primi giorni di agosto, nel più totale silenzio da parte dei media nazionali, in IKEA abbiamo visto un susseguirsi di scioperi a sorpresa diffusi su tutto il territorio. Si è trattato di scioperi portati avanti a oltranza per più giorni. Dopo lo sciopero nazionale del’11 luglio questa è un’ulteriore risposta dei lavoratori all’attacco sferrato dall’azienda con la disdetta del contratto integrativo a partire dal 1° settembre, che significa una riduzione del 20% dello stipendio. A Carugate, il negozio più grande nell’hinterland milanese, si è arrivati al 4° giorno di sciopero.

Per quale motivo siete ancora in sciopero?

Stiamo protestando perché non ci sono stati sviluppi: dal 31 maggio Ikea ha disdetto il contratto integrativo, togliendoci le maggiorazioni o rivedendole al ribasso, diminuendo sensibilmente la nostra busta paga. Eliminando il contratto integrativo, si calcola che un lavoratore part time perda circa il 20% del proprio stipendio.

Questa misura va a colpire la maggior parte degli addetti perché l'80% dei dipendenti Ikea Italia ha un contratto part time, concentrato sui weekend: lavoriamo 3 weekend al mese, 8 ore il sabato, 8 ore la domenica e 4 ore in settimana. I ritmi sono serratissimi e il tempo sottratto alla famiglia è tanto, per non parlare dell'impossibilità di trovare un secondo lavoro per integrare lo stipendio.

Che cosa vi viene tolto, nel dettaglio?

I 4 pilastri che l'azienda vuole andare ad intaccare sono: le maggiorazioni, le festività, il premio aziendale e il premio di produzione. Oltre a questi, Ikea ha varato un nuovo meccanismo di gestione orari che è stato introdotto solamente in alcuni negozi come test: l'azienda pubblica un tabellone con le proprie esigenze orarie in base al flusso di clientela e il lavoratore segna la fascia di preferenza. I turni vengono poi esposti sulla base dei dati raccolti, adottando un meccanismo di totale flessibilità.

Questo vuol dire che un part time è costretto a rinunciare al proprio orario base stabilito al momento dell'assunzione, in favore di una disponibilità totale che danneggia il lavoratore e i suoi ritmi. Il mantenimento dell'orario inizialmente pattuito viene disincentivato attraverso la diminuzione del premio, quindi intaccando uno stipendio già basso perché part time.

E' da giugno che gli scioperi si susseguono, quali sono gli ostacoli maggiori?

Questo è il quarto giorno di sciopero consecutivo a Carugate. In realtà più strutturate, come a Genova, siamo già a dieci giorni di lotta, senza contare gli scioperi precedenti. Purtroppo è difficile tenere il fronte unito perché in Italia Ikea ha 21 negozi, in molti casi con contratti diversi: per colpa di tutte le riforme del lavoro varate negli ultimi anni, i punti vendita aperti di recente hanno utilizzato tipologie di assunzione peggiori rispetto a quelli più “anziani”. Proprio grazie a queste disparità, Ikea può permettersi di portare avanti un attacco del genere, dato che diversi neoassunti non subirebbero nemmeno un peggioramento dall'annullamento del contratto integrativo.

Tra l'altro Ikea si sta muovendo in maniera ambigua, che potrebbe far pensare ad un crumiraggio per ovviare ai danni provocati dallo sciopero: i lavoratori stagionali attualmente vengono sfruttati non solo per coprire le ferie, ma per sopperire alle assenze dello sciopero, attuando un'attività di tipo antisindacale.

Ikea ha aderito a Federdistribuzione che non ha contratto nazionale e questa è un’ulteriore situazione peggiorativa. Quello che è emerso anche nelle assemblee è la necessità di combinare la lotta per difendere il contratto integrativo a una lotta più generalizzata per un contratto nazionale.


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