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Padova c'è

A Padova, dopo i sei giorni di sciopero e presidio di questo Ferragosto 2015, la situazione è più che mai viva, e saremo noi lavoratori a determinarne i prossimi sviluppi.

I lavoratori Ikea che hanno partecipato al presidio in parcheggio a Padova, molti dei quali ormai si avvicinano al decimo anno di anzianità in azienda, cosa hanno in comune? Direi non molto, se non il luogo di lavoro e i valori che l'azienda stessa ha cercato di trasmetterci in questi anni. Persone con idee politiche diverse, situazioni personali e familiari diverse e quindi esigenze economiche diverse, un insieme di lavoratori che prima di tutto sono persone e cittadini, che negli anni hanno visto una società trasformarsi, per diventare sempre più individualista, divisi nel mondo del lavoro per tipologia di contratto, percorso di crescita, e da chi un lavoro non ce l'ha proprio, divisi da chi è arrivato e sta arrivando per costruirsi un futuro migliore.

Leggete il bel post scritto da un collega e dedicato ai valori Ikea...Tra di questi c'è il coraggio di essere differenti. Andare a gravare sul bilancio familiare dei lavoratori, in un contesto economico e sociale come quello del nostro paese in questo momento, non ci pare nulla di coraggioso e nulla di differente, ma, semmai, vediamo la stessa ingiustizia sociale che percepiamo quando il nostro e gli altri governi europei e del mondo giustificano nuove gravose tassazioni con la scusa di rendere “sostenibili” i loro piani finanziari.

Già...la sostenibilità! La sostenibilità ambientale e sociale che tanto arricchisce il brand aziendale ci pare, purtroppo, sempre più un'operazione di “greenwashing”, così come la “sostenibilità” del piano di espansione e di pianificazione di nuovi store in Italia, da cui i lavoratori e le loro esigenze sembrano essere escluse. Il contesto economico che giustificherebbe questo “sacrificio” richiesto ai lavoratori è lo stesso contesto economico e sociale che vede sempre più famiglie scendere sotto la soglia di povertà.

Ci vengono insegnati i valori aziendali, ma non ci viene riconosciuto un valore come persone e come lavoratori….I sei giorni di scioperi ad Ikea Padova hanno dimostrato che la nostra competenza e la professionalità invece hanno valore, eccome se ce l'hanno. L'azienda ci credeva facilmente sostituibili con lavoratori interinali assunti ad hoc, ed in sei giorni su sei non sono riusciti un giorno a chiudere il negozio regolarmente. Il messaggio che tutti i lavoratori Ikea hanno rispedito al mittente con gli scioperi è stato che: “No, non siamo facilmente sostituibili. Noi valiamo e la professionalità che è servita a far crescere la nostra azienda nel nostro paese ci deve essere riconosciuta economicamente."

Sostenibilità, diversità...tutti valori nobilissimi in cui è giusto credere, se non usati strumentalmente...Al termine dei sei lunghi giorni di presidio, fatti di momenti di condivisione e di socializzazione, in cui abbiamo mangiato e cantato assieme (un'atmosfera ben descritta dal collega di Genova, in questo post), di confronto e scontro, anche duro, tra posizioni diverse, durante le assemblee, fino all'ultima lettera da parte dell'azienda (per molti più un ricatto che un segnale di apertura), credo che il gruppo creatosi tra i lavoratori sia maturato e abbia capito che un nuovo e fondamentale valore ci sarà utile, e cioè, l'Unità tra tutti i lavoratori.

Un palese ulteriore tentativo di dividerci, l'ultima lettera aziendale, un tentativo riuscito o no?? Da questa risposta, secondo me, si deciderà il contributo che noi lavoratori potremo dare all'esito della trattativa.

Se la prima fase di scioperi, che ha creato senz'altro un danno all'azienda, è servita a mostrare ad azienda e clienti che il nostro contributo sul nostro posto di lavoro è importante, d'ora in avanti cerchiamo di recuperare i colleghi, di lasciare da parte le divisioni, eventuali rancori, e portare tutti i colleghi con noi, pronti nel riattivarci in nuove iniziative, qualora il corso della trattativa prendesse pieghe indesiderate.

Di fronte all'ingiustizia è giusto reagire ed alzare la testa per la nostra dignità di persone e lavoratori.

Il lavoro si paga. La flessibilità si paga!


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